LA SHOAH DELL’ARTE

la redazione di vivivimercate - mer 17 gen

LA SHOAH DELL’ARTE


[Giorno della Memoria] Il MUST con la mostra Il segno del '900 aderisce anche quest'anno all'iniziativa LA SHOAH DELL'ARTE promossa da Ecad Ebraismo Culture Arti Drammatiche per non dimenticare l'arte e gli artisti osteggiati dal regime nazi-fascista.

 

In mostra potrete trovare l'opera di ZORAN MUSIC (Boccavizza 1909 - Venezia 2005) "Nous ne sommes pas les derniers" (1970 - acquaforte - mm 675 X 522 - 46 esemplari - Frélaut n. 190).
Zoran Music è stato tra i sopravvissuti del lager di Dachau. Liberato dal campo di sterminio, egli non fu in grado per lungo tempo di raccontare questa terribile esperienza; solo venticinque anni dopo riuscì a renderla soggetto artistico, protagonista di una serie di opere ispirate a quanto visto e vissuto nel lager, tra le quali quelle di questo ciclo drammaticamente autobiografico dal titolo Noi non siamo gli ultimi. Music riflette sulla violenza umana e sul suo continuo perpetuarsi nella storia: i morti di Dachau e dei campi nazisti non sono stati gli ultimi. L'uomo non impara dai propri errori. I dipinti, disegni e incisioni che Music dedicò ai ricordi di Dachau sono tra le immagini più eloquenti dell'Olocausto e, più in generale, degli orrori di cui la razza umana è capace. L'intensità di questa serie di lavori è paragonabile forse soltanto al ciclo dei Disastri della guerra di Francisco Goya.

 

Per maggiori informazioni sul progetto: www.shoahdellarte.net/musei_2018.html

 

La Shoah dell'Arte, ideato da ECAD in collaborazione con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea ha ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, insieme ai patrocini di MiBACT, UCEI, AICI e SIAE. Il progetto ha visto ogni anno la partecipazione di più di 30 musei e 30 teatri su tutto il territorio nazionale.

 

La quarta edizione vuole focalizzarsi sullo spazio urbano e sulle architetture della Shoah intese come teoria dello spazio e delle architetture del pensiero.

 

Il fascismo prima e il nazismo poi sono stati contrassegnati dalla ricerca di uno spazio inteso come spazio di espansione in senso imperialista. All'interno di questi spazi, che condussero alle varie guerre prima e dopo la II Guerra Mondiale, c'è lo spazio della città. Lo spazio urbano ha visto sorgere delle imponenti strutture architettoniche in progetti di ristrutturazione urbanistica mentre si andava edificando lo spazio simbolo del secolo breve: il lager nazista. Mastodontiche costruzioni neoclassiche e futuristiche hanno così convissuto con lo spazio angusto di quella che fu la baracca del lager. Una simmetria inquietante e in tutti e due i casi la persona veniva cancellata o dalla magniloquenza costruttiva o dall'essere ammassata in pochi centimetri quadrati. Il lager come città -industria dell'annullamento e come specifica architettura della Shoah, insieme alla città monumento vivente del potere. E a guerra finita si arriverà alle architetture della memoria.

 

Il ruolo degli architetti fu molto importante, basti pensare ad Albert Speer e alla sua influenza su Hitler, oppure a Lodovico Barbiano di Belgiojoso, che finì recluso a Mathausen, nel lager di Gusen in Austria, di cui lasciò le memorie nel libro Notte, Nebbia. Racconto di Gusen.

 

Museo Must - Via Vittorio Emanuele II, 53 - 20871 Vimercate (MB)

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